L’industria italiana della macchina utensile archivia un 2025 piuttosto fiacco. Per il 2026 e’ prevista una crescita moderata.

Pubblicato il 22/12/2025
L’industria italiana della macchina utensile archivia un 2025 piuttosto fiacco. Per il 2026 e’ prevista una crescita moderata.

Dopo un 2024 davvero complicato, il 2025 è risultato piuttosto fiacco per i costruttori italiani di macchine utensili, robot e automazione che hanno visto crescere di poco la produzione, frenata dal calo dell’export a cui non si è contrapposta una sufficiente ripresa dell’attività sul mercato interno. Il 2026 sarà migliore ma le previsioni sono cautelative a causa della forte instabilità del contesto. Questo, in sintesi, quanto emerge dai dati di preconsuntivo 2025 e previsione 2026 appena rilasciati dal Centro Studi & Cultura di Impresa di UCIMU-SISTEMI PER PRODURRE. 

In particolare, nel 2025, la produzione si è attestata a 6.420 milioni di euro, segnando un incremento dell’1,5% rispetto all’anno precedente. 

L’anno è stato caratterizzato da una forte contrazione dell’export che si è ridotto a 3.710 milioni, il 13,2% in meno del 2024. Quasi tutti i principali mercati di destinazioni del made in Italy settoriale hanno registrato segno meno, a conferma della difficile situazione internazionale.

Secondo l’elaborazione UCIMU sui dati ISTAT, nel periodo gennaio-settembre 2025 (ultimo dato disponibile), principali mercati di sbocco dell’offerta italiana di sole macchine utensili sono risultati: Stati Uniti (423 milioni di euro, -8,1%), Germania (196 milioni di euro, -29,7%); Francia (145 milioni, -0,5%), India (135 milioni -4,2%), Polonia (135 milioni, +13,3%). 

Sul fronte interno la ripresa del consumo, cresciuto del 20,5% a 4.465 milioni, ha trainato la crescita delle consegne dei costruttori italiani sul mercato domestico che si sono attestate a 2.710 milioni, il 32% in più rispetto all’anno precedente. Nonostante gli incrementi di questi due indicatori siano significativi, i risultati sono poco soddisfacenti perché restano ancora molto inferiori ai valori ottenuti negli anni precedenti.

Il dato di export/produzione è tornato a scendere fermandosi a 57,8% 

Per il 2026, le previsioni elaborate dal Centro Studi UCIMU indicano una crescita (ancora) moderata dei principali indicatori economici. In particolare, nel 2026, la produzione crescerà, attestandosi a 6.590 milioni (+2,6% rispetto al 2025).

Tale risultato sarà determinato sia dal ritorno in campo positivo delle esportazioni (+0,7%) rispetto al valore del 2025, attestandosi a 3.735 milioni di euro, sia dall’incremento delle consegne dei costruttori italiani che cresceranno a 2.855 milioni di euro (+5,4% rispetto al 2025), sostenute dall’aumento della domanda domestica.

Il consumo italiano di macchine utensili, robot e automazione crescerà a 4.730 milioni, pari al 5,9% in più rispetto al 2025. Anche le importazioni potranno giovarsi della ripresa della domanda interna, come dimostra il dato di previsione che indica una crescita, del 6,8%, a 1.875 milioni di euro.

Il dato di export/produzione scenderà ancora, fermandosi a 56,7%.

Riccardo Rosa, presidente UCIMU, ha così commentato: “Dopo un 2024 davvero complicato, il 2025 si è confermato l’anno di inversione di tendenza con il passaggio dal segno meno alla crescita, seppur timidissima, registrata dal dato di produzione. In realtà non ci aspettavamo fosse l’export a zavorrare il risultato finale come invece è accaduto. 

“L’instabilità geopolitica internazionale, i conflitti aperti in Europa e Medio Oriente, la guerra dei dazi del presidente Trump e il conseguente nuovo (dis)ordine del commercio mondiale hanno messo a dura prova le nostre esportazioni”.

Meglio del previsto è risultata invece la performance che i costruttori italiani di macchine utensile hanno raccolto sul mercato interno dove, però, hanno recuperato solo una piccola porzione del terreno perso nel biennio precedente complici le criticità legate a Transizione 5.0 che, dopo essere partita con imperdonabile ritardo, ha subito diversi aggiustamenti, divenendo facilmente utilizzabile solo negli ultimi mesi di operatività, salvo poi chiudere improvvisamente con più di un mese di anticipo sul termine fissato al 31 dicembre”.

“Nonostante le numerose difficoltà riscontrate - ha continuato il presidente Rosa - i risultati ottenuti hanno però dimostrato l’utilità del 5.0, oltre ovviamente al 4.0, come misura volta a sostenere gli investimenti in nuove tecnologie di produzione in Italia”.

“L’auspicio è che i provvedimenti di incentivo previsti dagli organi di governo in discussione in queste settimane di definizione della Legge di Bilancio 2026, siano effettivamente di semplice utilizzo e rapida operatività. Noi costruttori italiani di macchine utensili - ha continuato il presidente di UCIMU - chiediamo semplicemente chiarezza e immediatezza. Per funzionare, la misura deve prevedere poca burocrazia e deve essere rilasciata e resa disponibile fin dalle prime settimane dell’anno nuovo. Solo così il provvedimento - che sulla carta, per come lo abbiamo conosciuto, ci sembra complessivamente valido - potrà portare reali benefici al manifatturiero del paese”. 

“Detto ciò - ha aggiunto Riccardo Rosa - apprezziamo molto il recentissimo annuncio del governo di voler puntare sulla pluriennalità del provvedimento. Poter disporre di una misura dall’inizio del 2026 al 2028 è certamente una scelta oculata, in grado di permettere alle aziende clienti di pianificare gli acquisti, e ai costruttori di organizzare la produzione, così da distribuire al meglio il lavoro rispetto alla propria capacità produttiva”.

“Sul fronte estero l’indebolimento di alcuni mercati, a partire dalla Germania travolta dalla crisi dell’automotive, la difficoltà delle vendite negli USA, nostro primo mercato di sbocco, a causa dei dazi, la chiusura di alcune aree particolarmente ricche di opportunità come la Russia, impongono un lavoro ancora più intenso per lo sviluppo delle relazioni commerciali con le aree tradizionali e con quelle “alternative” tra cui i paesi dell’Area del Mercosur. Per tale ragione - ha continuato Riccardo Rosa - desta sconforto leggere sui giornali che l’Italia è tra i paesi che mettono in dubbio il prosieguo dell’iter per la chiusura dell’Accordo EU-Mercosur, di fatto, giunto al rush finale. Tornare sui propri passi ora, in un momento particolarmente delicato per il commercio internazionale, sarebbe un grave errore”. 

“Anche sulla base di questo accordo, nell’ultimo biennio, l’associazione ha potenziato le sue iniziative dedicate ai paesi dell’America Latina. Oltre alle missioni esplorative svolte in Brasile, pensate per rafforzare le partnership con il sistema locale fatto di istituzioni, imprese e organizzazioni di rappresentanza, UCIMU ha avviato interessanti interlocuzioni con le organizzazioni di rappresentanza industriale dell’Argentina propedeutiche a nuove collaborazioni tra le industrie dei due paesi. Oltre a ciò - ha aggiunto il presidente Rosa - non abbiamo tralasciato i cosiddetti “paesi associati” e “osservatori” legati all’accordo, certi che anche questi potranno offrire opportunità interessanti alle nostre imprese. Tra gli associati al Mercosur abbiamo volto l’attenzione al Cile ove, a seguito di una missione di ricognizione, è stato messo allo studio un progetto di sviluppo di un Centro Tecnologico con la partecipazione di università locali. Tra gli osservatori, invece, il nostro obiettivo è puntato sul Messico dove, da inizio 2025, è operativa l’Oficina Italiana de Promotiòn Mexico, un desk che opera per supportare le aziende italiane, nell’attività di conoscenza e penetrazione del mercato rilevante, anche per l’area del Centro e Nord- America”. 

“Con riferimento all’Asia, India e paesi del Sud est asiatico sono per noi osservati speciali perché caratterizzati da una crescita molto forte e da una buona predisposizione nei nostri confronti, come dimostra la dinamicità delle attività sostenute dalla associazione: dal Desk India alla Rete ITC India e alla Rete IMT Vietnam, entrambe appena rinnovate”. 

“Volgendo lo sguardo all’Europa, in attesa di conoscere come l’economia e l’industria manifatturiera tedesca risponderanno alle misure messe in campo dal governo Merz, l’auspicio è che l’Ue intervenga per correggere i tempi e le modalità della transizione verso la mobilità green, così da evitare il rischio di desertificazione industriale del Vecchio Continente. Il principio di neutralità tecnologica è a nostro avviso l’unica corretta risposta a questa situazione.”

Per maggiori informazioni: UCIMU-SISTEMI PER PRODURRE
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22/12/2025 Leggi di più

The smarter grinding wheel gives way

How elastic bonded diamond tools optimize precision machiningWhen the hardest material in the world and soft plastic come together, the result is tools with very special grinding properties. We are talking about elastic bonded diamond grinding wheels. These show their strengths during finishing and ensure the perfect finish. Innovative processes such as these are necessary because the manufacturing industry faces the challenge of producing increasingly complex and precise components from resistant materials. Conventional production methods often reach their limits here, especially when the surfaces are so fine that they require particularly sensitive processing. At the GrindingHub trade fair, organized by the VDW (German Machine Tool Builders' Association) in Stuttgart from May 5 to 8, 2026, visitors will learn more about innovative grinding techniques for achieving the highest surface qualities.

For demanding finishing and polishing processes
Elastic grinding and polishing tools are used in a wide variety of industries. In metalworking, they refine surfaces ranging from the finest surgical instruments to heavy-duty turbine blades. These tools can be used to accelerate manufacturing processes and increase cost-effectiveness and sustainability in production. "Our elastic bonded diamond tools demonstrate their strengths wherever extremely hard materials such as carbide need to be machined with precision," says Jens Meiberg, Head of Technology Development at GrindingHub exhibitor Artifex Dr. Lohmann GmbH & Co. KG, a specialist in elastic grinding and polishing tools based in Kaltenkirchen near Hamburg. "They achieve their maximum effect particularly in applications where extremely fine surfaces, even mirror finishes, are required," says Meiberg. This makes them ideal for demanding finishing and polishing processes. According to Meiberg, Artifex is currently focusing on the machining of carbide drilling and milling tools to improve cutting edges and achieve more efficient chip removal from cutting tools.

Greater efficiency and reduced overall costs
Technically optimal surfaces are one thing, cost-effectiveness is another. In industrial practice, it ultimately comes down to the cost-benefit analysis for the user. In other words: When does the improved surface quality justify the higher cost? "Studies show service life improvements of more than 50 per cent compared to unprepared tools," says Artifex manager Meiberg. Combined with faster chip flow and greater chip volume, users achieve significant cost and service life advantages. Machining with elastic bonded diamond tools significantly improves the surface quality of the machined workpieces. In practice, this optimization leads to noticeably longer service life for subsequent tools and more stable and reliable process behavior. Users benefit from greater efficiency and reduced overall costs," says Meiberg.

Delicate machining for delicate surfaces
Some surfaces are so delicate that they must be machined with extreme care. As the Head of Technology Development at Artifex explains, flexibly mounted diamond particles achieve "non-contour-changing glossy surfaces" by cutting topological material peaks. The homogeneously distributed abrasive medium bounces back and forth in the bonding matrix. Put simply and in layman's terms: the soft mass gives way slightly, so that the grains wobble slightly when rubbed instead of scratching firmly. Therefore, the surface is only gently smoothed and polished, rather than aggressively removing material or changing the shape. In other words: the smarter grinding wheel gives way. "The pressure and speed parameters of the process pose the greatest challenge in preventing grain break-outs from this newly developed soft bond," says Meiberg. The surface quality can be achieved reproducibly throughout the entire life cycle of the disks. Thanks to the tool change options in the machine, machining is carried out in a single clamping and not through downstream processes. According to Meiberg, Artifex's in-house Research and Development Department ensures the continuous advancement of diamond tools – particularly with regard to new carbide alloys and modern carbide tools.Scope for basic research down to the nanometer range
There is still plenty of scope for basic research at universities in the micro- and nanometer range. This also applies when using flexible precision machining tools in the finishing of structured surfaces. Dr. Monika Kipp, who heads the Grinding Technology Department at the Institute of Machining Technology at the Technical University Dortmund, is intensively involved in this topic. "One example of the use of flexible precision machining tools is the finishing of structured surfaces," says Kipp. If these are produced by milling, for example, micro-burrs may occur. In order to remove these without significantly altering the structure and at the same time improving the surface finish, the tools must be highly adaptable and only a very small amount of material should be removed. "To achieve this goal, our research focuses on the fundamental process behavior of flexible diamond tools," says the scientist, who was recently awarded the Otto Kienzle Commemorative Medal by the WGP (Scientific Society for Production Engineering).

Perfect choreography
When machining highly sensitive surfaces with flexible tools, it is essential to know exactly how the tools and material interact. "In order to avoid unwanted contour changes in precision machining with elastic bonded diamond grinding wheels or other flexible grinding tools, it is essential to understand the basic process interactions," says Kipp, summarizing the key challenge. This includes, for example, coordinating the process parameters and the bonding strength or flexibility of the tools and thus the local contact situation. In addition, according to the scientist, targeted adjustments to the process control with regard to the kinematics of the procedure could also be effective. In layman's terms, you can imagine it as choreography. How fast does the grinding tool move? How fast is the workpiece moving? At what angle or pattern do the grains strike the surface? How often does a single grain engage with the material? For optimal results, perfect coordination is essential.

Three factors: contact pressure, contact time, grain sizeThe surface quality in precision machining depends, among other things, on the local contact situation, says Kipp. "When it comes to process design, a distinction must be made in terms of the objective: whether the aim is to achieve the lowest possible roughness or whether functional surfaces with structural or contour elements need to be reworked," explains the researcher. Flexible abrasive tools can be used for corresponding applications. Material removal and thus the surface finish can be controlled by adjusting the contact pressure, contact time, and grain size, among other factors.The grinding gap is a mystery
Applications at the limits of what is technically possible and economically viable therefore open up a wide field for industrial and academic research. Because the saying among experts still holds true: "The grinding gap is a mystery." This phrase suggests that practitioners and researchers still need to shed light on the deepest physical and process engineering secrets of grinding in order to technically optimize industrial production processes and make them more efficient and sustainable.

22/12/2025 Leggi di più

Meccanica italiana, in calo export e mercato interno

Secondo le previsioni 2025 dell’Ufficio studi Anima Confindustria, il comparto dovrebbe chiudere l’anno in negativo (-1,4%). Almici «Uno scenario critico che richiede interventi mirati delle istituzioniIn occasione dell'evento organizzato da Anima Confindustria presso l'Hotel Marriott di Milano, "Come sostenere la competitività dell'industria meccanica", la Federazione ha fornito un quadro dettagliato delle previsioni sulla produzione e l'export della meccanica varia per il 2025. I dati presentati parlano chiaramente di una situazione di rallentamento che si prolunga da due anni e che riflette l’influenza negativa che pesa sul comparto industriale, scaturita da tensioni geopolitiche, imposizione di dazi commerciali e dalla volatilità dei mercati internazionali.La produzione complessiva del comparto raggiungerà nel 2025 un valore stimato di 59,1 miliardi di euro, registrando una contrazione dell'1,4% rispetto al 2024 e confermando il secondo anno consecutivo di flessione - dopo il calo dell'1,3% registrato nel 2024 rispetto al 2023. Nessuno dei sei macrosettori rappresentati da Anima ha registrato una crescita rispetto all'anno precedente, un segnale univoco della gravità della situazione.Sul fronte dell'export, per la meccanica italiana vengono stimate esportazioni per 32,9 miliardi di euro nel 2025, con un calo dell'1,7% rispetto al 2024. Un peggioramento quindi rispetto al debole segnale positivo dello scorso anno, quando l'export aveva registrato una crescita dello 0,7%. Quest’ultimo dato riveste un'importanza cruciale, in quanto l'export rimane il motore trainante del comparto, con una quota di fatturato destinato ai mercati internazionali che supera il 55% della produzione totale. La contrazione rappresenta una minaccia significativa alla competitività dell’industria italiana e di conseguenza anche per la bilancia commerciale nazionale.In calo il comparto principale per fatturato all’interno di Anima Confindustria. Gli impianti, macchine e prodotti per l’edilizia, settore da oltre 20 miliardi di euro, cala del 2,4% rispetto al 2024, di cui l’export -1,9%. Le tecnologie e attrezzature per l’industria alimentare segnano -0,7%, mentre il comparto della logistica e movimentazione delle merci dovrebbe chiudere l’anno con -0,8%. Prevista un anno negativo anche per le tecnologie e prodotti per l’industria (-1,0%). Entrando nel dettaglio, il settore delle macchine e degli impianti per la produzione di energia e per l'industria chimica e petrolifera, la produzione è stimata a 16,5 miliardi di euro nel 2025, segnando una flessione dell'1,0% rispetto al 2024. L'export del medesimo comparto subirà una contrazione dell'1,7%, attestandosi a 9,6 miliardi di euro.Il settore più stabile dovrebbe essere quello delle macchine e impianti per la sicurezza dell'uomo e dell'ambiente. La produzione è prevista a 5,1 miliardi di euro nel 2025, in lieve flessione (-0,05%) rispetto al 2024, con una crescita del mercato interno impattata da un export in calo del 2,0%.Sul fronte dell'occupazione, l’intero comparto rappresentato da Anima dovrebbe contare oltre 224.000 addetti nel 2025, registrando una riduzione dello 0,1% rispetto al 2024. Sebbene questa flessione sia minima, testimonia il perdurare della difficoltà del settore nel mantenere i livelli occupazionali.Il presidente di Anima Confindustria, Pietro Almici, ribadisce con forza «la necessità di un intervento deciso e coordinato da parte delle istituzioni italiane ed europee. L'industria meccanica varia non è un settore ordinario: fornisce lavoro a più di 224.000 addetti, generando un fatturato che sfiora i 60 miliardi di euro all’anno e rappresenta una parte importante dell’intero PIL manifatturiero nazionale. Lasciare che la competitività di questo settore si spenga ulteriormente significherebbe assistere, volutamente impotenti, a una potenziale deriva che minaccerebbe la prosperità economica del Paese. La Federazione apprezza il crescente riconoscimento dimostrato dalle istituzioni nel corso dell'ultimo anno e chiede interventi mirati che affrontino concretamente le sfide attuali: una risposta coordinata ai dazi statunitensi, il ripristino di politiche industriali stabili a supporto dell'innovazione e il coinvolgimento costante delle associazioni di categoria nei processi decisionali di natura industriale».Nonostante lo scenario complesso, Anima rimane fiduciosa e sottolinea la tenace capacità dell'industria meccanica italiana di resistere e saper affrontare questo momento difficile.«Il comparto ha dimostrato nel corso dei decenni – prosegue Almici – una capacità di adattamento e innovazione in risposta alle differenti crisi globali. Tuttavia, questa resilienza non può bastare da sola: è di vitale importanza che le istituzioni forniscano il supporto necessario. Il piano Transizione 5.0 poteva essere uno strumento di rilancio, ma l’esaurimento dei fondi e la conseguente chiusura del piano hanno aumentato l’incertezza per tutta l’industria manifatturiera. La meccanica rappresentata da Anima resta infatti il cuore pulsante dell'economia italiana, nonché la vera leva della sua competitività globale. Proteggere questa realtà rappresenta una questione di interesse nazionale che richiede l’impostazione di una diversa visione strategica e soprattutto un impegno concreto da parte di tutti gli attori istituzionali»ANIMA Confindustria è l'organizzazione industriale di categoria che, all'interno di Confindustria, rappresenta le aziende della meccanica varia e affine, un settore che occupa 224.006 addetti per un fatturato di 59,1 miliardi di euro e una quota export/fatturato del 56% (previsioni 2025 Ufficio Studi Anima). I macrosettori rappresentati da ANIMA sono: edilizia e infrastrutture; movimentazione e logistica; produzione alimentare; produzione di energia; produzione industriale; sicurezza e ambiente.

05/12/2025 Leggi di più

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